sabato, febbraio 24, 2007

Diario da Shisong aggiornato Sabato 24 Feb

Iniziamo con i ringraziamenti, stavolta…
Grazie alla mia società, la Scavolini Gruppo Spar ed al suo programma giovani che ci permette di far parte e organizzare progetti di questa portata ( penso al Camerun , ma anche all’Argentina, al Kosovo, al progetto che ci porterà a Torino per una partita amichevole a favore di una scuola di basket in un lebbrosario brasiliano) .
Grazie a Stefano Vellucci, il nostro Presidente, alla sua famiglia per la sensibilità dimostrata.
Grazie alla famiglia Scavolini che ci ha spinto fino a tutto questo per il suo impegno, il suo stile, per noi esempio da sempre.
Grazie alla FIP ed al CNA, al settore minibasket per il bellissimo materiale per gli allenatori.
Grazie a Toni Pozzati per l’impegno rivolto a nostro favore.
Devo ringraziare i Mini Bees per i 200 completini nuovi regalati, appositamente disegnati per la scuola basket di Shisong, Sport per Pesaro per l’aiuto costante e il materiale donato, Pallacanestro Bolzano per i completi da gioco.
Grazie ad And One che ha regalato 100 paia di scarpe nuove !!!
Grazie a Spalding per i palloni, che ormai rimbalzano in tutta la regione di Kumbo.
Grazie al Basket Foligno, che attraverso Milena e Pino La Gioia ha donato materiale scolastico e da ufficio altrettanto importante quanto quello sportivo.
Grazie al comitato regionale veneto ed a Eugenio Crotti per il materiale sportivo regalato a Shisong.
Grazie alla Associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo che ci ha “regalato” questa opportunità , ad Alessandro e Raffaella Giamberti, instancabili nella loro opera di aiuto ai bambini malati e non.
Grazie a Giovanni Albanesi, prossimo referente regionale per il Settore Squadre Nazionali che ci accompagna in Africa, dopo il Kosovo, e che asseconda con passione le mie “visioni” ed al suo Club Naturino di Civitanova.
Grazie alla Società Polisportiva Tumminelli Romana Basket di Milano che ha permesso ai suoi 3 atleti Paolo Andrico, Alexander Black, Giovanni Giamberti di portare il loro contributo come “vice-allenatori” a questo progetto.
Grazie a Renato Borocci, fotografo professionista e, per hobby, allenatore e a sua moglie Paola che sono a testimoniare sul campo e con la macchina fotografica e da ripresa, il nostro operato.

17/02/2007

Sono in viaggio per Douala, via Bruxelles, si conta di arrivare appena dopo le 18.00. Douala non è la capitale ma sulla foce del fiume Wouri e con il suo porto commerciale è la città più popolosa del Camerun con 2.000.000 di abitanti.
Mi ronza in testa una domanda: perché andare a fare basket in Camerun…i motivi sono tanti.
Il rapporto con l’Associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo ed il loro grande progetto di costruzione dei padiglioni di cardiochirurgia pediatrica a Shisong.
Trovare dietro l’angolo il prossimo Akim Olajouwon, tra i leoni d’Africa. Il 2 metri e 10 che ho sempre sognato: forte, veloce, di grande tecnica, dal carattere indomito.
Lavorare con centinaia di bambini per dare loro nuove forme d’impegno e divertimento in giornate ricche di inedia.
Ma mi ronza qualcos’altro nella testa: le parole di Valerio Bianchini su Basketnet riguardo alle ultime finali di Coppa Italia: “la Benetton di Blatt porta in dote movimenti e momenti della grande tradizione della scuola cestistica statunitense.”
La grande scuola cestistica statunitense ha portato nel passato un modello culturale invidiabile: scuola e basket per poter diventare campioni anche e non solo sul terreno di gioco. Bisognava essere buoni studenti per poter giocare nelle varie squadre. Si aveva la sensazione che il giovane atleta fosse considerato anche per altre qualità. Non solo per quello che produceva sul campo da gioco.
Il nostro programma Giovani vorrebbe comunicare che l’Africa può essere un momento per fare sport in modo diverso: mettendo al centro la persona. Comunicare che lo sport può essere un veicolo verso la solidarietà. Che anche i sistemi con cui si fa sport possono e dovrebbero mettere al centro i ragazzi. I nostri ragazzi, attraverso un sistema che privilegi la loro crescita individuale. Crescita che andrà al servizio poi della squadra, forse un domani verso la società civile.

Diario da Shisong
18/02/2007

Siamo partiti alle ore 6:30 da Douala, la città portuale che ci ha accolti con 35°C ed il 100% di umidità . Ieri sera padre Roberto e l’autista del pulmino ci hanno accompagnato a cena, ma per la pericolosità della città , hanno evitato di farci attraversare soltanto una strada e ci hanno condotti con il minibus, ed eravamo in dieci!!!
Alle 6:30 di domenica mattina Douala ci offre uno spettacolo insolito ! Già praticamente tutti sulle strade, un enorme numero di giovani intenti a fare sport, a correre, a giocare a calcio, a fare ginnastica. Non l’avrei mai immaginato!
Il territorio percorso lascia senza fiato: foresta equatoriale intervallata da piantagioni di banani , di ananas, di palme da vino, di palme da olio, papaya (ci siamo fermati per una colazione a base di frutta squisita)
Ad un certo punto si lascia il verde per percorrere chilometri e chilometri di savana.
Si risale verso le montagne, e torna il verde e gli alberi altissimi…ed una natura così ti da energia perché il viaggio su strada prima e pista sterrata e crateri (non buche!) profondi anche un metro e mezzo ti prova, ti stanca.
Al nostro arrivo Shisong ci aspettava. Ci hanno accolti con canti e balli (tradizionali e non). Un centinaio di bambini ci attendeva sotto il sole dalle 14:30 per un saluto marziale. Noi purtroppo li abbiamo fatti aspettare due ore.
Così le nostre squadre di basket sul campo. E li ho visti giocare. Sembravano altri. Migliorati. Domani vestiremo i coach e daremo a tutti i completini e le scarpe nuove.
Il programma di lavoro è simile a quello dello scorso anno, sei-sette ore con le scuole tra mattina e pomeriggio. Poi il corso con gli allenatori che vogliono farci vedere il livello raggiunto sia teorico che pratico ( perciò con loro alle sedici).
Parleremo anche di come organizzare una società sportiva: stilare uno statuto, compiti, doveri, responsabilità.
Il basket nella regione è diventato insostituibile e già padre Roberto mi deve accompagnare a vedere dove vorrebbero costruire un secondo campo all’aperto, a qualche chilometro da Shisong. Costo previsto 1500 € tutto compreso. C’è qualcuno che vuole darci una mano?

19/02/07

Se si è a febbraio e vedi volare le rondini, probabilmente sei in Africa. In questo caso ne ho la prova. Volano le rondini e siamo in Camerun. Se poi, di notte senti un urlo, chiedere soccorso, svegliarsi tutti di soprassalto, allora anche in questo caso sei in Africa e sono i ragazzi della Tumminelli che chiedono soccorso perché nella loro camera è entrato un mostro di insetto.
In africa gli insetti sono fondamentalmente innocui, a parte le zanzare, i parassiti vari, le tarantole e gli scorpioni: ma se non gli dai noia non ti pungono. Nemmeno ti attaccano, perché mi hanno spiegato che le tarantole attaccano, saltano e mordono solo se dai loro fastidio. “Ma come faccio a riconoscerle – dico io- dagli altri ragni?” che sono di per sé già extra size…”Non ti preoccupare - rispondono – le riconosci, le riconosci”. E poi, se gli insetti non possono raggiungerti, non possono farti nulla! E’ per questo che si raccomandano di staccare i letti dal muro e di mettere le valige sopra un mobile…quest’anno niente mobile nella mia camera, letti appiccicati alle pareti nel poco spazio che abbiamo, sic!
Siamo alloggiati nella casa delle suore laiche, e mangiamo da loro, che hanno studiato in Italia: fin’ora benissimo, sul serio.
Airlindi, una di loro, mi ha detto stasera che il campo da basket è frequentatissimo, addirittura al mattino, ci sono persone che già alle sei si fermano a giocare e poi vanno al lavoro. Oggi, dopo i nostri allenamenti c’era un ragazzo che saltava come un giocatore vero, pur non sapendo giocare: schiacciate mozzafiato.
Per noi primo giorno di lavoro con le scuole: è stato bello rivedere molti dei ragazzi che avevano partecipato alle lezioni lo scorso anno. E anche tanti dei vecchi allenatori.
Il sole picchia fortissimo ma per fortuna Giovanni Albanesi ci ha salvato: unico previdente a portare creme abbronzanti. Ilarità generale dei ragazzi quando vedono che ce le spalmiamo addosso. Almeno fino a quando la crema non viene assorbita dalla pelle…forse pensano ad un nostro puerile tentativo di imitare le guardie del fon, il re della regione, che si dipingono volto e corpo di bianco.
La prendo alla larga perché le emozioni non si contano quaggiù, tra queste quelle di oggi, quando abbiamo dato i completini nuovi e le scarpe della And One ai ragazzi della nostra scuola basket: qualcuno si è messo la mani tra i capelli, in preda ad una gioia incontenibile, non credeva ad un simile regalo.
Abbiamo fatto le foto ufficiali della squadra: probabilmente la vedrete già in questo articolo. Sono compìti, i ragazzi, perfetti nella parte di prossimi, veri giocatori di basket.
Per me, e per le persone che con me dividono questo progetto, vederli così dopo gli inizi dello scorso anno da una forza, un vigore ad andare avanti incredibile…ma anche (e questo è probabilmente solo un mio sentire) un senso di vaga impotenza per tutto quello che ancora si potrebbe fare.
Anche stasera siamo senza luce, e per me che ho aspettato a lavarmi è un piccolo dramma, dopo un giorno nella polvere rossa di questa stagione secca. Dovrò provarci, a tentoni, di ripulirmi un po’. Ma voglio condividere una immagine con chi legge. Proprio mentre scrivo. Circondato dal buio assoluto, nel silenzio assoluto scalfito appena solamente dal frinire dei grilli e da canti lontani che si perdono nell’aria tersa e mite. Ho una lampada ad olio che manda una luce fioca, sono all’aperto con un cielo stellato sopra di me (e vi posso assicurare che questo cielo non è il nostro stesso cielo, perché le stelle, così brillanti e vicine, sembrano una pioggia pronta a staccarsi dalla volta celeste). Incombe sulla mia testa luccicante, con i pianeti e la loro luce bianca, fissa, che fanno da contorno a questo quarto di luna, che qui ha la pancia rivolta verso il basso.
L’ Africa è una terra poetica, il paesaggio ti trasmette sensazioni di straordinaria bellezza, la gente e soprattutto i bambini ti “adottano”, ti riempiono di calore, forse di amore. Ti danno tutto questo in modo inconsapevole.
Cosa porteremo loro, noi mondo occidentale, e cosa gli ruberemo in cambio, quando finalmente decideremo di sostenere la loro crescita?

20/02/07

dai diari si potranno estrarre racconti?
Qui, dove di strade ce n’è una sola, è in realtà pieno di incroci. Le storie ti vengono addosso anche se non vuoi. Anche se usi tutta la prudenza possibile, anche se rispetti all’incrocio tutte le precedenze…
Sarà vero che dalle piccole cose nascono le grandi cose? Eppure qualcuno lo ha detto…
E mentre sto scrivendo ruotano attorno a me bambini che portano i nomi di Maria Goretti, di Giovanni Bosco, di Giovanni Rotondo (e qui qualcuno deve avere sbagliato qualcosa) o del bambino che ha “adottato” Giovanni coach Albanesi, l’”ispettore”, come lo chiama lui. In realtà Derrick…orfano di padre e madre. Lei morta di AIDS.
1° Storia
“Una tuta ed il prigioniero”

Stamattina alle 6.30 suor Cleofas si è timidamente affacciata al cortiletto che circonda le nostre camere per un saluto.
Visita cordiale ed inaspettata. Ma soprattutto chi era suor Cleofas? Per noi una sconosciuta. Difficile distinguere la realtà: siamo tutti un po’ assonnati.
Stanotte un cane aveva deciso di entrare nel nostro piccolo recinto, davanti alle camere, e si è messo ad abbaiare. Sicuramente a noi intrusi, al nostro strano odore di bianchi, credo. Avrei voluto uscire e provare a farlo smettere. In fondo, come dice Raffaella, can che abbaia non morde. In Italia forse, qui non so. E poi ho ricordato che lo scorso anno parlavano di due cani rabbiosi che si aggiravano da queste parti, ed ho desistito. Meglio non rischiare e riprovare a dormire. Senza successo, perché verso l’alba sono stati gli “Hoock” a risvegliarci, razzolando qui dietro. Sono dei grandi uccelli neri, con il collo ed il petto bianco: una specie di grande corvo.
Insomma suor Cleofas non ci ha trovati al nostro meglio.
Ci siamo tutti presentati, ma quando è stato il mio turno, ha detto cercava me per ringraziarmi.
Non capisco per cosa.
“Per le tute che ci hai donato” afferma, lei la suora che segue ed aiuta i più disperati.
“Non ricordo…ora ricordo!” erano alcune vecchie tute della Scavolini che erano state date ai carcerati, perché avevano freddo, costretti a dormire per terra.
E’ una piccolissima cosa, voglio sottolinearlo. E l’ho anche detto.
Ma per loro non è così, e vogliono ringraziarci di persona.
La visita di suor Cleofas è l’invito ad andare a visitare il carcere, salutare i suoi abitanti.
-continua-

2° storia

I pani ed i pesci

Ho portato a Shisong, a Padre Roberto, un po’ di denaro. Donatomi da alcune persone. Per fare qualcosa di buono, qui.
Più o meno tanto denaro quanto servirebbe a 4 nostri ragazzi per acquistare un buon cellulare ciascuno.
Qualcosa mi è stato dato a Pesaro, altro lo ha portato Giovanni Albanesi da Porto San Giorgio.
Ho pudore a dire chi ha donato, perciò lo terrò nascosto.
Do tutto a Padre Roberto che qui è father Magik, perché è abilissimo nei giochi di prestigio.
Dovunque andiamo la gente lo circonda perché vuole i suoi giochi, vuole la magia.
Non c’è stregone che tenga al suo confronto, e forse un po’ stregone lo è pure lui, che crede cose che sinceramente….
E’ convinto ad esempio che uno dei confratelli sia un grande rabdomante e che può trovare l’acqua come e quando vuole. Qui nella zona ha trovato moltissimi pozzi. Lo farei gareggiare con quelli del Cicap che mettono un premio altissimo a chiunque può dimostrare che sa fare cose paranormali.
Torno a Father Magik che, oltre ad avere fatto dire a molti stregoni di qui “mi hai battuto”, oggi ha ripetuto il miracolo dei pani e dei pesci!
Mi presenta una donna stamattina. Madre di sei figli. Vedova. Non sa con cosa vivere e non può pagare l’operazione che farà all’ospedale.
Padre Roberto mi chiede se possiamo aiutarla con i soldi che gli ho dato.
Penso: “4 cellulari per un’operazione?” direi che ne vale la pena, probabilmente salviamo una donna, e do l’ok.
Il Padre insiste…”ci sarebbe una donna che deve operare i due occhi, affetti da un glaucoma, possiamo farlo con i vostri soldi!”
Dico ancora che va bene, che mi sembra che con il valore di 4 cellulari, abbiamo fatto veramente del bene.
Padre Roberto non contento mi dice che con ciò che avanza (avete letto bene, con ciò che avanza!) possiamo aiutare due persone che non hanno la casa.
Uno a ricostruirla, perché si è incendiata (è un anziano), uno ad edificarla per sé e la sua famiglia, moglie e figli, perché non se la poteva permettere.
Ecco il piccolo (grande?) miracolo di Father Magik, 4 telefonini per tutto questo.
E’ o non è una bella storia?

3° storia

Condivisione

La classe che viene da M’botong cammina due ore per venire e due ore per andare, scendendo dalla montagna, per un’ora di basket. L’avevo già scritto lo scorso anno.
Volevamo condividere con i ragazzi il percorso. Padre Felice ci ha portato lassù con la Jeep, che faticosamente tra prime marce e ridotte si è inerpicata sul terribile sentiero. Il posto è bellissimo e dominante. Il preside ci ha accolto e ci ha fatto visitare la scuola, una sorta di istituto professionale dove vengono a studiare ragazzi che per qualche motivo hanno perso in passato anni di scuola.
Insegnano loro lavori manuali, a tagliare, a cucire, a coltivare, l’allevamento del bestiame, ad usare la macchina da scrivere e le tastiere del computer, a fare i mattoni. Il progetto si chiama HOPE, speranza.
L’accoglienza spontanea della scuola è stata di quelle stupende.
In un attimo gli studenti per noi hanno organizzato canti e balli, mi è stato di dire alcune parole, che si sono strozzate per la verità in gola. Alex, che con Giovanni, Paolo e Giovanni Coach erano venuti a M’botong, è stato bravissimo a tradurre.
Ecco l’esperienza della discesa a piedi.
Innanzitutto per i ragazzi è normale camminare, qui, e non pesa. Addirittura molti di loro percorrono tutti i 5-6 chilometri di corsa.
Abbiamo attraversato piccoli insediamenti di poche capanne, alcune case tradizionali di bambù con gli usci intagliati in figure trogloditiche e forme di animali stilizzate. Tutte le persone sono state cortesi con noi ed i bambini ci hanno sempre salutato: non c’è alcuna diffidenza verso chi non si conosce.
Abbiamo visto le coltivazioni di giama giama, l’erba verde amara che mangiano, a base della loro dieta con il fou fou, la polenta bianca senza sale. La pianta del Chinino, che serve a curare la malaria. La papaia, l’avocado.
Abbiamo visto come si estrae il vino di palma dalle palme da vino. Si intaglia la pianta alla base e si raccoglie la linfa che poi si berrà: il primo giorno è una bevanda dissetante, il secondo, probabilmente dopo una certa fermentazione, ti ubriaca.
Dopo due ore di cammino siamo tornati al nostro campo e la classe si è allenata come niente fosse.

Ritorno al diario, per dire che la nostra scuola basket dalla 16.00 alle 18.00 ha giocato al campo, con completino e scarpe nuove, con un grande contorno di spettatori: bambini vocianti, adolescenti, adulti.
I ragazzi hanno fatto enormi progressi, alcuni hanno vero talento.
Noi ci ricordiamo cosa fosse il basket un anno fa. Uno sport sconosciuto.
Ora è sulla bocca di tutti. Tutti vogliono praticarlo. Viviamo una sensazione bellissima, di operazione andata a buon fine, di un primo passo fatto con successo. Ma ne dobbiamo fare altri nella divulgazione del nostro sport, che è a favore dell’impegno dei ragazzi.
I nostri allenatori sono stati bravissimi, anche ad addestrare due compitissimi arbitri. A domani

21/02/07

Oggi, mercoledì delle ceneri, primo giorno di Quaresima. Giorno di penitenza e digiuno. Caroline, una delle suore laiche che ci ospita diceva che se sei nato in Africa ogni giorno è digiuno e penitenza…in che modo si può farne ancora? E non è facile darle torto, anche se con grande dignità e senza fare del vittimismo, con una saggezza tutta africana, ha aggiunto che in fondo in ogni parte del mondo ognuno avrà le sue difficoltà nella vita.

“Vorrei la pelle nera”…come i ragazzi di qui che possono stare ore sotto al sole. Noi ormai siamo di un color aragosta acceso e la pelle brucia, nonostante le creme.

In un momento di pausa, stamattina, siamo andati a Kumbo. Si parlava con Padre Roberto delle foreste che ci circondano, ma anche delle tante colline glabre.
Gli alberi sono enormi ed il governo abbatte ogni giorno centinaia di piante secolari di mogano.
Cento camion al giorno partono carichi per Douala ricchi del legno prezioso.
Passando accanto ad una collina completamente disboscata, penso indignato che non è possibile una simile deforestazione e nessun piano di rimboschimento.
La realtà è diversa questa volta: su quella collina passa una strada molto frequentata. La foresta era talmente fitta che era di aiuto agli attacchi dei predoni. Spesso le donne venivano rapite o violentate. Ecco perciò la decisione. A mali estremi, estremi rimedi.

Stiamo sviluppando un programma di basket che gradualmente porti i ragazzi ad avere dimestichezza con la palla: “esplorando” i gesti del passaggio e del palleggio. Del tiro in corsa.
Ho parlato con Charles e Patrick, i nostri due allenatori, per spiegare loro come lavorare sul tiro.
La tecnica è deficitaria e i ragazzi faticano a concentrarsi sul movimento corretto. Abbiamo concordato un programma di massima, nel quale per il momento preferisco non toccare la difesa, se non nel gioco.
I nostri due coaches erano due giovani disoccupati. Con la passione per l’insegnamento. Abbiamo dato loro un impiego, con il quale sostengono le loro famiglie. Ci stanno ripagando con vera organizzazione (mi hanno presentato un bellissimo resoconto annuale delle attività), hanno passione e capacità di coinvolgere.
Uno dei capi del villaggio mi confermava la serietà dei due nostri allenatori, ed affermava orgoglioso che le squadre si allenano ogni giorno.
Non avrei sperato di trovare di meglio nei nostri neo-coaches.
In ogni gruppo scopriamo qualcuno con un talento innato per il basket.
Emmanuel tratta la palla in modo assolutamente straordinario.
Ethel ha un grande talento per il gioco. Un secondo Emanuel ha grandi qualità fisiche e tecniche, ed oggi abbiamo voluto lavorare un po’ sul suo tiro, individualmente.

Renato, il terzo coach, che partecipa alla missione, di professione fotografo, si è ammalato. Stoicamente continua a riprendere ed a fare foto, con 38 di febbre. Merita un applauso!
E’ facile ammalarsi perchè la fatica di un lungo e disagiato viaggio si accumula al lavoro sul campo, alla differenza di clima (si va dai 35° ai 10°, dal sole fortissimo all’aria fredda della notte), alla diversa alimentazione, all’altitudine…

Una delle ragazze della maratona, che ha ricevuto in dono le nostre scarpe, è arrivata seconda alla maratona internazionale del monte Camerun.
Il gruppo dei 17 ragazzi partiti da Shisong ha riportato 4 coppe, con orgoglio. Ma anche delusione perché sembra che ci siano persone lungo il percorso che bloccano i concorrenti migliori per far vincere altri, che la giuria tolga dal podio un concorrente meritevole di esserci per favorire altri. Qui usano un termine: corruzione. Per questo si vuole creare una forte polisportiva! Ne parleremo venerdì, ad una riunione con Padre Roberto e i responsabili dei vari circoli sportivi e culturali.

I bimbi tornando da scuola si fermano a guardare il basket. E’ bello vedere che portano gli zainetti della Scavolini che abbiamo regalato lo scorso anno. Così come penso ai quaderni che riceveranno dalla società di basket di Foligno: ora usano piccoli quaderni con solo venti pagine, preziosissimi, che foderano con le pagine di vecchi giornali o riviste per non rovinarli.
Stamattina abbiamo salutato i bambini dell’asilo a cui abbiamo donato dei completini che ci aveva dato la Spalding: un bel momento come sempre!

Con le ragazze del GVS (girls vocationals school) viene un professare che vuole sempre partecipare agli allenamenti. Abbiamo fatto un po’ di amicizia perché da giorni porta una t-shirt con su scritto Brunick. Gli abbiamo spiegato cosa è e dove si trova Brunico. Per lui una rivelazione, insegnante di geografia che conosce l’Italia e le Alpi (chissà che viaggio ha fatto quella t-shirt per arrivare qua, frutto probabile di donazioni…grazie!)
Ci diceva che tutta la regione parla della “nostra” pallacanestro.
Che ci stavano aspettando da mesi.
Che questa è la più bella settimana dell’anno.
Ci tengo a riportare questa parole per dire grazie ancora una volta a chiunque ci abbia aiutato in questo progetto, a chiunque ci aiuterà in futuro.


22/02/07

Ci sono 3 gemellini di 4/5 anni nell’orfanotrofio che incrociamo al mattino, prima di andare al campo. Solo uno di loro porta le scarpe, gli altri due sono scalzi.
Abbiamo scoperto una cosa divertente (?!): se le scambiano.
Le scarpe? Un giorno per uno!
Oggi abbiamo trovato 3 scarpe del 32 per loro e gliele abbiamo portate (anche se sono grandi). Così Raffaella ne ha acquistate altre tre, che domani consegnerà.
I bambini dell’asilo, i bambini in generale, non hanno scarpe, come noi le intendiamo.
Usano ciabatte, sandali, calzini, rimangono scalzi. Facilmente si abituano a camminare scalzi, ma la scarpa per questi piccoli piedini non da solo protezione, ma anche calore.
Una cosa difficile per me da comprendere, e ancora di più da comunicare, è che i bambini (e non solo) soffrono moltissimo il freddo. Anche se all’equatore c’è bisogno di vestiti pesanti.

Chi compera deve sempre trattare sul prezzo, in Camerun.
Ci hanno insegnato che bisogna partire da meno della metà della prima richiesta.
Se non si tratta non è mai un buon acquisto e neppure una buona vendita.
Abbiamo imparato molte cose da Padre Roberto che è riuscito ad acquistare circa 30 chili di ananas e papaia per 5.000 franchi del Camerun (più o meno 8 euro) e un casco di banane (circa 5 chili, di quelle piccole e dolci) per 300 franchi (meno di 50 centesimi di euro)….
Non completamente soddisfatti abbiamo deciso di dare la responsabilità degli acquisti a Raffaella e a Giovanni coach, perché, da veri italiani, loro si che avrebbero sbancato il mercato di Kumbo.
Ed infatti eccoli, orgogliosi, riportare 2 angurie.
Le angurie qui sono piccole come meloni e non molto dolci (per inciso, l’unico frutto che non rimpiangerò in Italia).
Con grande soddisfazione ci hanno detto che sono riusciti ad acquistarle a soli 2500 franchi, contro i 5000 richiesti.
Le suore strabuzzano gli occhi “una anguria costa non più di 200 franchi” – dicono – “le avete pagate 10 volte di più!”
Un po’ come comprare una anguria in Italia e pagarla 50 euro il chilo!
La cosa più divertente è che a Kumbo tutti si stanno passando parola sull’accaduto e sembra che la barzelletta più richiesta sia quella della vendita miracolosa di due angurie ai kimban (uomini bianchi) italiani.

Rimango sul tema della frutta: apprezziamo la dolcezza dell’ananas e ne facciamo scorpacciate.
L’ananas è un antinfiammatorio naturale. Fa dimagrire e disseta.
Da quando però ci hanno detto che la papaia ringiovanisce, questo frutto ha scalato la nostra eat-parade e ne consumiamo a chili.
Gli effetti? A parte un certo gonfiore allo stomaco, nessuno. Ma contiamo che col passare dei giorni faccia il suo effetto. Alla faccia del botux, della chirurgia estetica, del trapianto dei capelli.

I giocatori della scuola basket vengono con le scarpe nuove in mano. Le considerano veri tesori. Averle facilita giocare: le ciabatte, i calzini, i piedi nudi spesso fanno scivolare sul campo polveroso.
Andrebbero strette di più, essendo tecniche, ma i ragazzi non hanno ancora l’abitudine a sentirsi stringere troppo i piedi e perciò non le allacciano, le tengono aperte. In ogni caso questo non provoca distorsioni o infortuni: questi giovani hanno piedi rapidi e forti naturalmente.
Un’ altra cosa che colpisce è che nessuno si fa mai male: cadono sul cemento, si sbucciano ginocchia e gomiti, si rialzano e giocano. Oppure arriva subito un compagno che li risolleva di peso e li spinge subito a ripartire.
Nessuno piange, mai, nemmeno i più piccoli.

Ho detto ai nostri allenatori che dopo il lavoro di propaganda con le scuole, bisogna avere “un occhio” e reclutare i più portati verso il nostro sport. Non aspettare che si iscrivano da soli. Detto fatto! Oggi stavano martellando tutti quei giovani che sembravano avere un minimo di qualità.
Patrick e Charles vogliono fare le cose per bene, ed ipotizzano di organizzare in futuro delle partite con altre squadre, in casa o fuori. Bisogna fare però molta strada (non sappiamo bene dove ci sono club di basket, se non a Douala o a Yaounde). A piedi credo sia difficile arrivare, forse in taxi o con pulmini. Ecco perché abbiamo lasciato un piccolo fondo cassa donato da Giovanni Albanesi a Padre Roberto. Per le spese di questo genere, urgenti o non preventivate.

Il Cardiac Center ha già il tetto. Potranno andare orgogliose le Suore Francescane di Shisong, l’Associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo, l’Associazione Cuore Fratello!! Una meravigliosa opera. Ci stiamo avvicinando al completamento della struttura muraria. La potrete vedere nelle foto, così come si vede che ancora tutto è fatto dalle mani dell’uomo, con pochi mezzi e tanta fatica.

(Una ultima riflessione. Pensavo fosse normale aiutare. Mi rendo conto invece che non è naturale.
So con certezza però che le persone possono essere coinvolte (è toccato anche a me di essere spinto da questa marea).
La generosità non è innata, se non in poche persone, è nascosta, latente in ognuno di noi.
Questi “fortunati” hanno la responsabilità di coinvolgere, di accendere la miccia, di iniziare catene di solidarietà.
Poi le persone comuni si lasciano trasportare da questa corrente. Pochi sono refrattari ed hanno il cuore arido.
Mi sono accorto che chi può da.
Ed il valore è nel dare, non nel quanto si è dato.)

23/02/07

Se vieni in Africa e pensi di fare qualcosa a favore di una comunità, è meglio che corazzi il tuo cuore.
Oggi, ultimo giorno di permanenza a Shisong.
Stamattina, dopo due lezioni di basket con le scuole, abbiamo assistito alla festa di saluto organizzata dalle classi che hanno partecipato alla pallacanestro.
I ragazzi hanno cantato e ballato per noi. Abbiamo ricevuto dei doni: degli oggetti dell’artigianato locale, una collana che ci hanno legato al collo. Hanno cantato e ballato. Ci hanno letto bellissime parole.
Bisogna proteggersi un po’ altrimenti non si reggono queste emozioni. Anche io, mentre scrivo cerco di dimostrarmi distaccato: la cosa peggiore sarebbe cadere continuamente nella retorica. E so che l’ho già fatto.
Ma credete…bastano gli occhi di questa infinità bambini, i loro sorrisi. La loro partecipazione….Come comunicano il loro senso di gratitudine…soltanto sentirsi dire “quando voi italiani siete con noi, tutto cambia nel villaggio”. Per sentirmi normale vorrei avvertire un po’ di compiacenza (un pizzico di falsità), almeno, ma non ci riesco.

Per tante cose belle ci sono momenti difficili da superare, ma per altre ragioni. Rivediamo Paola e Raffaella con gli occhi gonfi di pianto: sono andate a trovare Henri, un bambino che vive in condizioni difficili, a casa sua.
Nove bimbi vivono in meno di due metri quadrati. Condizioni igieniche terribili, nella mancanza totale di qualsiasi cosa. Difficile descrivere. E molti vivono così a Shisong.
Ieri sera in undici dovevano mangiare con 250 franchi del Camerun (35 centesimi di euro).
Paola e Raffaella hanno acquistato il cibo sufficiente per sfamarli fino a giugno (7ceste di mais e 5 di riso). I soldi per la frutta. I soldi per operare al piede la nonna, vera matriarca della famiglia.

Una bella sorpresa abbiamo trovato a casa, all’ora di pranzo. Abbiamo ricevuto un altro regalo. Che non potremo portare in Italia…una gallina!
La vedrete credo nella foto, all’interno di una borsa che qui usano per trasportare piccoli animali e che è fatta con foglie di palma intrecciate…

Alle 15 riunione con le commissioni culturali e sportive, organizzate da Padre Roberto per sostenere, difendere, progettare iniziative a favore dei giovani e degli adulti della comunità.
Indosso nuovamente la corazza anti-emozioni ed accetto con piacere la loro proposta di chiamare la neo-nata associazione sportiva : SHISONG BEES SCAVOLINI-GRUPPO SPAR CLUB.
Ascolto i canti, apprezzo le parole che ogni commissione, circolo, uomo importante del villaggio mi comunica. Presenti due piccoli imprenditori di Douala, che sapevano della riunione e volevano dare una mano.
Abbiamo discusso, proposto, ci siamo confrontati sino alle 18.00.
In questo tempo sono accadute due cose importanti:
La prima benedetta, perché dopo mesi di stagione secca c’è stato il primo grande temporale. Meglio, un diluvio universale. Ha addirittura grandinato, stranissimo.
Ora noi italiani siamo quelli che hanno portato la pioggia!
La seconda è l’aver ricevuto altri doni…un po’ particolari per noi: patate e uova per mangiare bene stasera e domani mattina, per essere forti durante il lungo e faticoso viaggio.
E poi il regalo più importante per la gente di qui. Un grande onore riceverlo. Un gallo! (c’è una foto su questo).
Ci hanno messo al collo un’altra collana, che con il copricapo tradizionale, sono segno di appartenenza a questo popolo.
Ho ricambiato donando tutto il materiale ricevuto dalla Federazione e dal CNA. (Grazie!)

Domani mattina sveglia presto e partenza. Ci aspettano le difficoltà del viaggio e le strade particolarmente insidiose per via del terreno scivoloso: una strada sterrata composta di argilla rossa.
Il problema maggiore, mi hanno spiegato, sarà però quello di fermarsi ad ogni pozzanghera che non si può evitare per misurarne la profondità con un bastone per non rischiare di finire dentro magari ad un metro d’acqua!

24/02/07

Si sentono tamburi in lontananza e canti nella notte africana. Forse riti di
ringraziamento per la pioggia caduta, aspettata dallo scorso novembre,
dall’inizio della stagione secca.
Il sonno, in questa ultima notte africana, viene accompagnato da questi
ritmi. I sogni arrivano assieme: assieme a giù giù (gli stregoni), a volti
di bambini, a serpenti che sbucano dall’erba bagnata, ad ippopotami che si
bagnano nel fiume, qui sotto, a ragni…effetto del malarone che prendo contro
la malaria o magia di questa terra?
Il canto del gallo è precisissimo. Alle 4 mi sveglia. Non è il nostro gallo,
lui è rannicchiato nella cesta di foglie e aspetta la sua fine. La prima
gallina già non c’è più. L’hanno uccisa, spennata, ripulita e fatta a
tocchettini, pronta per essere cucinata.

Renato e Paola sono di Jesi. Renato addirittura ha giocato nell’Aurora fin
da quando è stata fondata. Ma l’Africa è galeotta, ed ha spinto verso un
deciso cambio di rotta: da ieri è bianco rosso.
Il primo passo dopo avere abbracciato la nostra “fede”, sarà di riconoscere
Fabriano come seconda città del basket marchigiano. Tanto non c’è rivalità
tra Jesi e Fabriano….scherzo naturalmente…
Anche nella regione di Kumbo si vivono rivalità tra i villaggi, per via di
vecchie ruggini tra tribù. Se riusciremo a costruire altri due campi, si
potranno disputare dei veri e propri campionati. Derby tra cugini, comunque:
Shisong contro Melin o Melin contro Njaunyuy. Chissà…
Con altri terreni di gioco molti più bambini potranno giocare e si potranno
organizzare delle partite per categorie, un po’ come in Italia.
Ho parlato con Patrick e Charles a questo proposito. Affinché istituiscano
una leva di basket anche per i nati tra gli 8 e i 12 anni (che fanno
pallacanestro solo con la scuola, al momento). Ho chiesto loro di separare e
formare squadre in base alle età, tra i nati da 12 e 18-20 anni. Questo è
più difficile perché le squadre sono costituite non solo da ragazzi di
Shisong, ma anche da giovani che provengono da villaggi vicini. Con la
scuola che termina di pomeriggio, e qualche chilometro da fare (a piedi
naturalmente) non si riesce ad allenare prima delle !6.30 - 17. Alle 18.30
la luce del sole già si perde tra le montagne attorno.

Raffaella aveva promesso a Boris un paio di scarpe da basket. E’ una
eccezione, perché non fa sport e non va a scuola. Boris è orfano e vive con
Henri (di cui vi ho parlato e di cui è fratello adottivo).
Gli abbiamo chiesto di venire a prenderle stamattina, prima della nostra
partenza. Alle 5.30 già bussava alle nostre camere. Vera felicità, poi!

Nel viaggio di ritorno ci siamo fermati dai cappuccini di Bambui, 90
chilometri da Shisong, per un veloce saluto a Padre Umberto, il decano, ma
soprattutto il grande rabdomante.
Mi hanno presentato come lo scettico di turno e lui mi ha zittito
dimostrandomi doti incredibili per scoprire l’acqua con la sua bacchetta.
Poi ce l’ha fatta provare e un po’ tutti abbiamo fallito. Solo Giovanni
coach e Giovanni Giamberti hanno dimostrato di possedere qualità
“esoteriche”, riconosciute in tutte le persone veramente sensibili, quale
loro sono!
Prima di partire ci saluta anche Padre Gianluca…”Siete voi quelli delle
angurie?- esclama – io ne compero 3 con 500 franchi, e grandi!” e scoppia a
ridere…”Chissà le risate che si è fatta la donna che ve le ha vendute!”
Mi chiedo come faccia a saperlo…le vie del Signore sono veramente infinite…o
forse “finite” in qualche colloquio, comunque via etere, tra cellulari.

Il viaggio continua ed attraversiamo luoghi incantevoli, straordinaria
natura, quando la strada attraversa una riserva faunistica protetta, dove si
trovano anche elefanti, che purtroppo non riusciamo a vedere.

Le gioie, le emozioni vanno condivise perché siano tali.
Al termine del viaggio ringrazio compagni impagabili.
Raffaella, ispiratrice del progetto e amica sincera dei bambini e delle
donne di Shisong che aiuta ormai da anni. I nuovi amici Renato e Paola,
persone splendide. I tre ragazzi della Tumminelli: Giovanni, Alex e Paolo
che si sono prestati con grandissimo impegno come dimostratori di tutti gli
esercizi proposti. Sotto il fortissimo sole africano. Il Grande Giovanni, in
questo viaggio coach, per la sua amicizia e sensibilità. Per la passione, lo
spirito di adattamento, la generosità con cui ha lavorato ed è stato sul
campo da gioco e non. Grazie ai missionari Padre Roberto, Padre Giuseppe,
Padre Felice. Alle suore laiche che ci hanno ospitato: Caroline, Relindi,
Irene.
Grazie!

Ripartiamo con idee più chiare. Tra le tante cose per aiutare queste
persone, ora dirò solo del basket. Cosa serve?
4 tabelloni di legno e 4 canestri non sganciabili (il nostro sogno è
costruire altri 2 campi)
retine
segnapunti manuali (di quelli vecchio tipo), ma utilissimi per campi
all’aperto.
Sveglie-cronometro
Carta da lettere e buste con la nuova intestazione e logo della
polisportiva, dei timbri
Ostacoletti, cinesini, cerchi, coni per attività di preparazione fisica
Palloni di gomma piuma, palle diverse per attività con i più piccoli
Fischietti
Tenute per arbitri
Referti, regolamenti tecnici in inglese
Delle coppe per organizzare dei tornei
Delle medaglie
Materiale sportivo in genere: tute, completini, giubbetti
5000,00 euro per costruire due campi e avere fondi per due anni a cui la
polisportiva possa attingere
Mettiamoci all’opera!
s.bizzozi@scavolini-gruppospar.it

Ancora due righe prima di chiudere.
Questa volta non è Stefano a scrivere ma tutti i suoi compagni di viaggio.
Ci sentiamo di ringraziare Stefano per la professionalità, la dedizione e
l'impegno profuso in questa settimana di lavoro a Shisong. E' lui il vero
motore instancabile di questo progetto ed è solo grazie a lui che questo
progetto si è potuto realizzare e ancora tante speranze saprà regalare.
Raffaella, Giovanni, Renato, Paola, Giovanni, Alex, Paolo, Simone, Marco